sabato 19 ottobre 2013

VIAGGI & MIRAGGI / ER CUPOLONE

La capitale ha un fascino senza eguali. Ci puoi tornare cento, mille volte: c'è sempre un angolo che non hai visto e che, meravigliandoti, vedi per la prima volta. A fine settembre, grazie ai buoni uffici di Vito Grittani, sono tornato al CIAM di Roma. E' un posto straordinario. Dalla terrazza che in realtà è il solaio del Centro internazionale di animazione per i missionari, si gode di un panorama che ti rompe il fiato. A me ha ricordato una canzone che è diventata uno standard del cantautorato: Roma capoccia che Antonello Venditti scrisse oltre quarant'anni fa. La canzone è contenuta nel primo album che Venditti e Francesco De Gregori pubblicarono insieme, Theorius Campus. Ecco il testo della canzone:
Roma, San Pietro, l'ultimo sole di una giornata di fine
settembre. La foto è stata scattata con il mio telefono
Blackberry dal prato terrazzato che sormonta il Ciam
Quanto sei bella Roma quann'è sera, 
quando la luna se specchia dentro ar fontanone 
e le coppiette se ne vanno via, 
quanto sei bella Roma quando piove. 
Quanto sei bella Roma quann'è er tramonto, 
quando l'arancia rosseggia ancora sui sette colli 
e le finestre so' tanti occhi 
che te sembrano dì : quanto sei bella! 
Ah, quanto sei bella. 
Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui. 
Vedo la maestà der Colosseo, 
vedo la santità der Cuppolone, 
e so' più vivo, e so' più bono, no, nun te lasso mai, 
Roma capoccia der monno infame. 
Na carrozzella va co' du' stranieri, 
un robivecchi te chiede un po' de stracci, 
li passeracci so' usignoli, io ce so' nato, Roma, 
io t'ho scoperta, stamattina. 
Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui. 
Vedo la maestà der Colosseo, 
vedo la santità der Cuppolone, 
e so' più vivo, e so' più bono, no, nun te lasso mai, 
Roma capoccia der monno infame.


NOTERELLA A LATERE: la Roma è in testa alla classifica del campionato di Serie A. La "maggica" ha vinto tutte le prime otto partite della massima serie. Con l'Inter e con il Napoli ha goduto della assegnazione di due calci di rigore che, a detta di chi capisce di pallone, sono stati frutto di errori arbitrali. Vabbene così, capita. Come capita che vinci le partite se, pur giocando bene (e Garcia fa giocare bene la Roma, altro che le manie di Zeman), trovi i gol per battere il Napoli con una punizione e un rigore che forse (forse?) non c'è. Mentre all'avversario non ne va bene una (palo clamoroso di Guarin a San Siro, salvataggio miracoloso di De Rossi, ieri). Se, invece dei giallorossi ci fossero stati i bianconeri della Juventus, apriti cielo. Neppure San Pietro li avrebbe salvati dalle critiche. E a Moggi, ancora una volta, sarebbero fischiate le orecchie. Così va il mondo. Così va il calcio in Italia.  

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