martedì 20 agosto 2013

RODOLFO VALENTINO

Ogni arte ha sempre presupposto un fruitore, da quando però le arti esistono non ce n'è stata una  che abbia avuto fruitori tanto numerosi quanto il cinema, da quel 28 dicembre del 1895 e da quei primi trentatrè spettatori del "Salon Indien" del boulevard des Capucines a Parigi. L'attrazione del cinema è così appassionata e potente da diventare per un verso un bisogno ineliminabile e, per un altro verso, un elemento di tutta intera una società". Così Gianluigi Rondi scrive nella presentazione a una vecchia enciclopedia del cinema edita molti anni fa da Curcio e che fa bella mostra di sé nella mia invero nutrita biblioteca personale. "La storia del cinema è la nostra storia - scrive ancora uno dei più noti critici italiani -. Essa continuerà con noi. Anche per questo il cinema vive. E continua".
Mi sono imbattuto in queste parole cercando informazioni su Rodolfo Valentino (http://it.wikipedia.org/wiki/Rodolfo_Valentino). E ho voluto accennare a Valentino dopo una breve visita a Castellaneta, la cittadina che diede i natali a una delle primissime star del cinema americano.
Come sempre, il mio è un piccolo, modesto invito ad approfondire, a leggere, a pensare, a discutere, a farsi domande e a porne a chi ci troveremo di fronte. E a meravigliarci ancora quando vedremo un film. Quando una storia ci farà piangere o indignare, quando ci sorprenderà o ci farà ridere. Lasciamoci avvolgere dalle immagini potenti proiettate in una sala cinematografica o trasmesse in tivù o diffuse dalla Rete. E chiediamoci cosa saremmo stati se quei due matti dei fratelli Lumiere un giorno avessero inventato la macchina del tempo, il marchingegno che fa muovere le ombre, racconta la realtà e ci accompagna per mano nel mondo che non c'è, Fàntasia.

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