mercoledì 26 giugno 2013

CONTRAPPUNTI / LASCIAMO CHE MUOIANO UNA VOLTA SOLA

Un pomeriggio di tanti anni fa - avevo ancora la bicicletta azzurra - fui attratto da un manifesto funebre sulla plancia centrale, nella piazza degli uomini, a pochi passi dal chiosco dell'edicola.  E' venuto a mancare Pasquale Prigigallo, ne danno il triste annuncio, il figlio Vito... Non andai oltre. Mi venne un tuffo al cuore. E non tanto - sarò sincero, posso permettermelo a distanza di tanto tempo - per il dolore per la scomparsa di mio padre, quanto per il fatto che non ne sapessi nulla. Riflettei - ne sono pressoché certo - ad alta voce e in dialetto: eh, madonna, è morto mio padre e non m'hanno detto manco nulla. Fu un attimo, ovviamente: riconcentrandomi sulla lettura, non c'era la foto del defunto, mi accorsi che c'era di mezzo anche una figlia femmina. Non poteva essere quel Pasquale. Mi rincuorai, restando dispiaciuto per la morte, comunque improvvisa e inaspettata, di una persona che conoscevo appena, ma che sapevo essere un brav'uomo.
Il mio rapporto con i morti, con il cimitero, con i manifesti funebri è sempre stato alquanto particolare. Al cimitero, per esempio, non ci vado praticamente mai. La nemesi ha voluto che mi occupassi per molti anni di servizi cimiteriali, almeno per quel che riguarda le concessioni dei loculi. Che imbarazzo ogni volta che veniva un cittadino per acquisire un loculo. Ricordo quando inaugurammo un nuovo complesso di loculi con un bambino, morto a seguito di gravi patologie cardiache. Aveva pochi anni, forse pochi mesi. Di lì a poco, a seguito di un incidente, sarebbe morto anche il giovane padre.
L'ho preso alla larga, molto alla larga, mi capita spesso.
Mi capita, per esempio, leggendo un manifesto, di sorprendermi della dipartita di una persona: ma come, non era già morto qualche giorno fa? Tutto dipende da un vezzo (a mio parere un cattivo vezzo), di annunciare il trigesimo e anche il primo anniversario della scomparsa di questo o di quello. Le affissioni si sono moltiplicate. Gli angoli riservati ai manifesti funebri, di annuncio e di cordoglio, non bastano più: muri, plance, cabinette del gas, del telefono e della luce, tutto va bene. Sì, ma per cortesia, non facciamo morire due-tre volte i nostri cari. Certo, sono i più ricercati in paese: aspetta, aspetta, vediamo chi è morto, dicono le massaie stracariche di buste della spesa. Basta con i trigesimi, gli anniversari, i ringraziamenti postumi. Lasciamoli in pace i nostri morti. Che vivano per sempre nei nostri cuori e non sui muri sbrecciati del paese.

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